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La poesia contro la guerra: attestato di merito al Premio Valle Intelvi

Aggiornamento: 30 lug 2023

Con grande piacere mi è stata comunicata dalla segreteria del Premio Valle Intelvi Poetica 2023, l'assegnazione di un attestato di merito ad un mio scritto dal titolo "Il grido di trincea". Il premio, sponsorizzato dal Ministero della Cultura, dall' Unione Europea (progetto NextGenerationEU) è stato organizzato dall' APPACuVI, Associazione per la protezione del patrimonio artistico e culturale della Valle Intelvi, il meraviglioso territorio tra monti e valli in provincia di Como, che si trova tra il lago di Como e quello di Lugano.


L'oggetto della gara poetica era, come da bando, "imparare dalla storia, frequentare il passato, ripercorrere sentieri di guerra, riscoprire fortificazioni, trincee, camminamenti immersi in una natura pressoché incontaminata, fatta ora di fitti boschi rifugio di selvatici, ora di dorsali, creste e rocce che sembrano toccare il cielo, come passo necessario per percepire l’assurdità dell’“inutile strage”, per abbandonare i sentieri dell’assurdo e imboccare un cammino di pace. (Rosa Maria Corti)".



Con "inutile strage" è citato Benedetto XV, papa ai tempi della Grande guerra, che definì, in sole due parole, una perfetta sintesi di quell'evento che ha caratterizzato tutta la storia dell'uomo e al quale, purtroppo, assistiamo ancora oggi. Ispirato da quella definizione così lapidaria ho ripensato alla mia storia familiare, a mio nonno Leopoldo, classe 1888, combattente nel Primo reggimento Granatieri di Sardegna, che fu prima testimone della disfatta di Caporetto e poi prigioniero in Germania per diversi anni. Io non l'ho conosciuto, ma mi rimane una cartolina inviata dal fronte, assieme ai racconti di guerra giunti a me per il tramite di mio padre Franco. Così i ricordi si sono fatti narrazione e dalla narrazione sono diventati verso. Non ho utilizzato il solito stile, ma ho cercato di richiamare una forma che fosse più vicina all'epoca citata.

Mi sono concentrato sul suono. Ad esempio con l'allitterazione della "s" nella prima strofa, ho voluto richiamare, attraverso il suono sibilante, l'immagine dei soldati che strisciavano nelle trincee, o con l'uso delle consonanti occlusive ho voluto richiamare il crepitio dei colpi d'arma da fuoco. Ma, lontano da voler fare l'esegesi dei miei stessi versi, li riporto di seguito per farveli conoscere:


Il grido di trincea


Non sento il cuore!

Ossa fragili spezzate nella fossa,

ogni ombra di vita muore

e par che più elevarsi non possa

così braccata in questo orrore.


Un ventenne ignaro langue

una foto dell’amor lontano

gli sfiorisce nella mano

mentre il viso s’accartoccia esangue.


L’anima tace e romba il cannone,

i compagni schiacciati in umide casse,

ogni ogiva lancia cupe percosse

e un muto ufficiale, occhi sgranati,

ci prepara all’ultimo assalto, come dannati.


All’Altissimo una sola preghiera:

che questo fiume di sangue versato

sia da una lunga pace onorato,

sia fatta memoria di questi orrori,

sia all’umana ferocia cucita la bocca

mentre di fratellanza il tempo scocca,

ma ora che questo incubo ancor ci afferra

lanciamo un grido solo: MAI PIU’ GUERRA!



Ed ancora e ancora dobbiamo lanciare questo grido. Ognuno, nel suo piccolo, deve continuare a parlare di questo tema, a condannare l' "inutile strage" e a confrontarsi con gli altri su quanto accade ora in Ucraina e in tanti altri stati insanguinati del mondo. Dobbiamo evitare l'assuefazione al dolore, evitare che la guerra e la morte di civili innocenti diventino la normalità, un trafiletto sui quotidiani.

Ringrazio ancora gli organizzatori del premio e Simona Castelli, presidente dell'APPACuVi, per avermi dato questo riconoscimento e la possibilità di potermi esprimere attraverso la poesia.



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