Arrivati in piazza della Scala a Milano, tutta l'attenzione del turista si concentra solitamente sulla famosa facciata del teatro del Piermarini. Soprattutto se si viene dalla galleria si notano poco gli altri edifici che si affacciano su quello spazio alberato, con al centro la statua di Leonardo Da Vinci. Eppure su quella piazza ci sono altri tre importanti attori: i due palazzi settecenteschi Bentrani e Anguissola Traversi e l'edificio della ex Banca Commerciale Italiana. Questi tre edifici ora sono sede del Museo Gallerie d'Italia, parte del grande "Progetto Cultura" finanziato dal Gruppo Intesa San Paolo.
Il Museo ospita stabilmente le collezioni di opere dell'Ottocento e del Novecento di proprietà delle Fondazioni Cariplo e Intesa San Paolo. Gli autori raccolti vanno da Canova a Boccioni, da Hayez a Boldini, fino ad opere contemporanee e nuove proposte in esposizione nelle mostre temporanee.
Personalmente ho apprezzato molto le opere dell'ottocento lombardo, in particolare Belloni, Previati e Carcano. Tre loro opere mi hanno colpito, ispirandomi i versi che riporto di seguito alle opere che vi presento...
La danza delle ore di Gaetano Previati 1899
L'autore, nato a Ferrara, si è presto trasferito a Milano dove è divenuto uno dei principali esponenti prima della Scapigliatura e poi del Divisionismo lombardo. Per descrivere l'opera vi riporto la puntuale descrizione di Federico Giannini sulla rivista "Finestre dell'Arte"
"Un inno alla luce: si potrebbe definire così, riprendendo una felice immagine di Domenico Tumiati, la Danza delle Ore di Gaetano Previati. Uno dei suoi capolavori più poetici, più misteriosi, più elevati, più luminosi, più trionfanti: le dodici Ore della mitologia romana, le personificazioni dei diversi momenti della giornata, danzano tenendosi per mano in volo sulla terra, mentre il sole inonda di luce dorata l’intera composizione. Tra stella e pianeta, le dodici donne, bionde, leggiadre, lievi e piene di grazia nel loro volo, sorreggono con la punta delle dita un’ellisse sottile e sfolgorante: è il cerchio della luce, il ciclo continuo del giorno e della notte che s’alternano all’infinito, il cerchio del tempo che scorre senza sosta. E le Ore di Previati sono creature divine, che ci appaiono quasi prive di corpo. Si guardino la pennellata filamentosa del maestro del divisionismo in uno dei momenti più felici della sua carriera, lo scintillio dei raggi del sole, il moto circolare che il pittore imprime a tutta la composizione semplicemente adoperando il pennello: tutto concorre ad azzerare l’evidenza corporea delle figure delle danzatrici. Il colore, che si fa luce, sfibra i volumi, li spoglia della loro sostanza, cancella la loro fisicità: ciò che rimane è ritmo, movimento, luce, danza, musica, sogno. “Pura vibrazione”, direbbe Tumiati."
Questi i versi che mi ha ispirato la visione di questo capolavoro:
La danza delle ore
L'oro s'infrange sulle vesti
mentre lievi danzate
sulla testa del tempo
e alzate al capo
l'ellisse di luce continua
del giorno e della notte.
Fuggite come foglie vibranti
e vi guardo attonito
mentre il respiro corre silente
sul cuore immortale del mondo.
Calma di Giorgio Belloni 1913
Questo dipinto è ipnotico. Una di quelle rare opere che ti lascia inchiodato al pavimento ad osservarla in ogni dettaglio, anche se qui i dettagli non sono gli infiniti personaggi, come per il Canaletto, ma le singole increspature delle onde. Un quadro che inonda luce e, come suggerisce il titolo, calma. Un senso di profondo benessere vi pervade mentre cercate di scoprire la rotta di quella singola barca che si perde all'orizzonte. (Purtroppo la foto non potrà mai restituire l'emozione di quest'opera)
La calma dell'anima
Calma assolata riposa
sull'increspature del mare
e vela danza a diporto
lontano, con nuvole chiare.
Cuore sereno incanta
l'increspata tavola molle
e vorrei esser cornice
di tanta pinta pace!
Il gregge (L'Umanità) di Filippo Carcano 1906
Non solo pecore... infatti, già dal titolo, si comprende l'intento simbolico del dipinto. L'intenzione dell'artista era quella di rappresentare le pecore (l'umanità) che camminano verso l'alba, verso il loro pastore (Cristo) che li attende all'orizzonte, in direzione del sole nascente.
Io l'ho voluto leggere invece in maniera decisamente diversa, riportandola alla contemporaneità. Purtroppo la nostra umanità sembra svuotata di ideali, valori, sogni ed é unicamente sostanziata nell'immagine virtuale, che ci imbibisce ogni istante e lascia fuggire dal reale. Siamo diventati davvero un gregge di pecore (nell'accezione più negativa dell'espressione) e all'orizzonte non vedo un'alba, ma un livido tramonto, dove a condurci sono i pastori di questa fredda era tecnologica, i sacerdoti del web.
Il grigio gregge
Procedono pigre pecore
compatte al richiamo
d'un pastore lontano
Chi tra loro in marcia
dalla via tracciata svia
o guarda altro orizzonte,
da cani da guardia richiamo
o azzanno ricevono traccia.
Questo siamo!
Piccole pecore pigre
con le teste chine
e gli occhi piagati
dai neri piccoli schermi
mani e cervello legati
al disegno di pochi
che ci vendono sogni
e virtuali certezze
in tristi realtà parallele
senza profumi.
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